Roma, 4 giu. – (Adnkronos) – ”La riforma Fornero, non è una rivoluzione che potrà risolvere tutti i problemi del mercato del lavoro italiano, ma è un’opera di manutenzione che cerca di intervenire su alcuni aspetti più problematici e di rendere meno intollerabile il divario tra insider e outsider. Ne sono esempi le partite iva, le norme sull’apprendistato, sugli stage, sul lavoro a progetto”. Ad affermarlo, intervenendo su La7, è vice ministro al Welfare, Michel Martone.
Mentre siamo in una crisi, ”la piu’ grave dal 1929”, molti avrebbero voluto una riforma più coraggiosa. Ma, spiega Martone, ”se un palazzo pieno di persone ha un problema di staticità, invece di ridisegnarlo dalle fondamenta con il rischio del crollo, lo si puntela, si sale sul tetto e si cerca di scaricare il peso selezionando solo le cose che funzionano. Questo è stato l’approccio”.
Dicono che nel castello la vita sia comoda, il lavoro sicuro e l’esistenza libera e dignitosa. Dicono anche che nel castello una volta assunti si faccia carriera per anzianità e sia molto difficile essere licenziati. Pensa che, tra i castellani, il best seller del momento si intitola: “Buongiorno pigrizia. Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile”.
Approvato oggi, 15 marzo 2012, nella Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome l’accordo per la regolamentazione dei profili formativi riguardanti la prima tipologia di apprendistato, quella per la qualifica e il diploma professionale. Continua a leggere ‘Apprendistato: un accordo importante’
Roma, 2 mar. (Adnkronos) – “Se vogliamo tornare a crescere dobbiamo scommettere sui giovani” e il governo ha mostrato di voler battere questa strada ad esempio “con gli incentivi, già contenuti nel dl ‘Salva Italia’, per la detraibilità dell’Irap dalle altre tasse”. Si punta sui giovani, dunque, “con una serie di provvedimenti che mirano a liberalizzare le loro risorse, la loro energia, la loro linfa vitale, per aiutare a produrre la ricchezza e far tornare il paese a crescere”. A sottolinearlo all’Adnkronos è il viceministro al Lavoro e alle Politiche sociali, Michel Martone. Continua a leggere ‘“Dobbiamo scommettere sui giovani per tornare a crescere”’
Chi l’ha detto che è meglio un laureato di 30 anni di un falegname ?
Questo è uno degli interrogativi posti durante l’intervento al congresso nazionaledi Federmeccanica a Firenze. Negli ultimi decenni si è “enfatizzato” troppo il lavoro intellettuale a scapito di quello manuale, salvo poi scoprire come non tutto il lavoro intellettuale riesce a trovare occupazione.
Da qui la necessità di rilanciare il valore del lavoro manuale per lo sviluppo e per la ripresa della crescita del nostro paese visto che l’Italiarappresenta laseconda economia manifatturiera d’Europa.
Michel Martone a Maria Latella: “Mi riferivo solo a chi prende università come parcheggio, perché evidentemente se lo può permettere. Andate a vedere il video dell’intervento integrale sul mio sito”.
A prescindere da ogni polemica e tenuto conto che la mia frase è stata tagliata in fase di montaggio, pubblico il video con l’intera frase da me pronunciata e la sua trascrizione perché sono profondamente dispiaciuto se i giovani che lavorano, intraprendono o, comunque, fanno qualcosa per la crescita del nostro paese si sono offesi.
Non mi rivolgevo a loro!
Pubblico di seguito la trascrizione del mio intervento:
“Se vogliamo invertire il trend dell’occupazione, innanzitutto dell’occupazione giovanile, dobbiamo cominciare a riconquistare posti di lavoro, uno per uno.Dobbiamo fare lo sforzo di dare ai giovani dei messaggi veri, tipo: “se a 28 anni tu non sei ancora laureato sei uno sfigato; se a 16 anni tu scegli di lavorare o di fare un istituto tecnico professionale e decidi di farlo bene: bravo!”E se tu non fai e stai li a dire: “Hai sbagliato”, come accade spesso nei confronti dei secchioni – e ora faccio parte di un governo strano, così lo ha definito il Presidente del Consiglio Mario Monti, o comunque di secchioni – beh! E’ il caso di dire che essere secchioni tutto sommato non è male, perché almeno si fa qualcosa!”
Non pensavo di suscitare tali reazioni ma, visto il dibattito, ci tengo a chiarire che, con la mia dichiarazione di oggi, non mi riferivo a tutti quei ragazzi che per necessità, per problemi di famiglia o di salute o perché devono lavorare per pagarsi gli studi, sono costretti a laurearsi fuori corso.